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chiacchiere e racconti Colombia

Libro in viaggio: ” Una Colombia” chiacchierata con l’autore

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27/02/2020

Scrittore, con un animo curioso e giramondo, Alberto Bile è l’autore di un libro intenso e coinvolgente sulla Colombia dal curioso titolo” Una Colombia.Canzone del viaggio profondo” pubblicato dalla casa editrice Polaris. 

Oggi ho il piacere di presentarvi Alberto ed il suo libro. 

Intervista ad Alberto bile in due chiacchiere ed un caffè sul suo libro Colombia.Canzone del viaggio profondo

Oltre a scrivere per Erodoto108 ed altre riviste, Alberto ha creato un suo blog ovunque vada di Alberto Bile, uno spazio dove racconta con il suo stile semplice storie che arrivano dritte al cuore.

Con Alberto condividiamo una profonda passione per la Colombia.

Il suo libro, il suo viaggio di due mesi in Colombia, il suo modo di scoprire questo meraviglioso paese mi ha affascinato tanto da invitarlo nel sofà virtuale di Riparto da un viaggio per una chiacchierata.

Con piacere ha accettato di parlare di se stesso e della sua creatura, il libro”Una Colombia.Una canzone del viaggio profondo”.

Mi sarebbe piaciuto sedermi con lui a bere un intenso ed aromatico caffè colombiano per parlare ore ed ore delle sue incredibili esperienze umane vissute in Colombia ma viviamo lontani.

In attesa di incontrarci un giorno, intanto ci godiamo questa chiacchierata per conoscere meglio l’autore. 

Ciao Alberto, benvenuto in“ Due chiacchiere e un caffè”, grazie per aver accettato il mio invito.

Parlami di te,presentati. Chi sei, cosa ami fare e cosa significa per te scrivere e viaggiare.

Rispondendo all’ultima domanda rispondo anche alle prime.

Per me scrivere e viaggiare è un modo di stare al mondo, prima ancora che una professione.

Farlo in un certo modo è faticoso e impegnativo, ma ti confesso che a volte è proprio il “pensiero felice”, per dirla alla Peter Pan.

Scala mobile con murales della stazione di Medellin

Hai sempre voluto scrivere e viaggiare o queste passioni sono nate nel tempo?

Ho sempre viaggiato, grazie alla mia famiglia.

E ho sempre letto e poi scritto, sempre grazie a loro.

Mi sorprende quando mi dicono che sono stato fantasioso nelle mie scelte: in realtà non mi sono inventato niente.

Però provare a fare letteratura di viaggio con una certa attenzione è stata una conseguenza delle borse di studio e delle esperienze all’estero maturate durante l’università: l’Erasmus a Salamanca, il tirocinio a Barcellona, l’Overseas a Bogotà.

La mia tesi di laurea riguardava realtà e immaginari urbani della capitale colombiana. Per l’ultimo capitolo decisi di passare due settimane, molte ore al giorno, nella Plaza Bolívar.

Intervistavo tantissime persone, molte delle quali–penso agli abitanti della strada e ai venditori ambulanti–si rivelarono fonti preziosissime.

Ad Aracataca bambina colombia

Mi colpì questa possibilità: con un taccuino in mano hai una scusa per parlare con tutti, superando i compartimenti stagni che la società spesso ti impone.

Da lì è nato tutto, e dalla ricchezza culturale di un paese, la Colombia, che mi ha spinto naturalmente a dover raccontare.

Sono curiosa di sapere da dove è nata l’idea di organizzare una campagna di crowdfunding?

Né il mio compagno di viaggio, il videomaker Francesco Buonocore, né io potevamo affrontare le spese del viaggio.

In più, il crowdfunding ci ha permesso di creare una comunità prodiga di suggerimenti e aiuti di vario genere, non solo monetari.

Perché hai scelto come titolo di un libro“ Una Colombia. Canzone del viaggio profondo” ?

L’espressione è tratta da una bellissima poesia di inizio secolo scorso, del poeta colombiano Porfirio Barba Jacob, che ho scoperto proprio durante il viaggio, sfogliando libri su un’amaca in una cascina di montagna.

Si chiama “ Canzone della vita profonda ” e l’ho tradotta per la prima volta in italiano.

Piazza di Medellin con bancarelle di frutta

Qual è il taglio che dai al tuo libro? È una guida turistica, un romanzo…?

Letteratura di viaggio.

A chi consiglieresti il tuo libro 

L’idea è che possano leggerlo tutti: chi pensa di andare in Colombia e chi non ci andrà mai.

Scrivendo il tuo libro hai pensato più ai luoghi che hai visitato o alle persone incontrate?

Assolutamente inscindibili: un elemento aiuta a capire l’altro.

Qual è stato l’incontro più significativo che hai fatto durante il tuo soggiorno in Colombia?

Troppi.Preferisco indicarti l’incontro più significativo che non ho fatto, ma ho solo sfiorato: il “pibe” Carlos Valderrama, leggenda del calcio colombiano, con cui ho potuto solo parlare a telefono. Sarà per la prossima.

Quali sono gli aspetti che vorresti si conoscessero della tua Colombia?

La dignità di chi ha lottato e lotta contro la delinquenza e la miseria, ma anche contro l’ipocrisia del turismo con il paraocchi. La ricchezza culturale, la Storia, la natura.

Amo la Colombia, mi è piaciuto tutto quello che ho visitato ma conservo nel mio cuore alcuni luoghi che consiglierei assolutamente da visitare. Alcuni di questi sono Mompox e la Guajira.

Quali sono i tuoi? E perché?

Nel mio cuore vi sono Santa Marta e Bogotà. La prima perché forse vi ho trovato pregi e difetti della mia città, Napoli.

La seconda perché è viva, esaltante, ma con un fascino cupo.

E la Candelaria, forse è il più bel centro storico dell’America Latina.

Progetti per il futuro?

Ad aprile esce il mio nuovo libro, sulla regione greca della Sithonia, sempre con Polaris Editore. Poi di nuovo America Latina, probabilmente, sia come reporter che come traduttore.

Ci vivresti in Colombia?

Decisamente sì, e in molti luoghi diversi: mare, montagna, paesini, città, metropoli. C’è tutto.

A chi decide di visitare la Colombia che consigli daresti?Come approcciarsi a questo paese?

Documentarsi bene. Conoscerne la storia e capire quindi il perché delle ricchezze e delle miserie. Non ridurre tutto a una cartolina unidimensionale o a una serie televisiva.

Se dovessi consigliare tre libri da leggere sulla Colombia,oltre il tuo,quali sarebbero?

Beh, i classici sono facili da immaginare, inutile nominarli.

Consiglio allora “Delirio” di Laura Restrepo, “Azares del cuerpo” di Maria Ospina (prossima l’uscita in Italia con Edicola Ediciones) e “L’oro e l’oscurità” di Alberto Salcedo Ramos che ho tradotto per Polidoro Editore.

Ysidro Picapiedra di Barichara

Hai una storia da raccontare che ti ha colpito più delle altre? E perché?

Se devo sceglierne una, l’accoglienza di Jaime García Márquez a Cartagena e le passeggiate nei luoghi della città legati alla vita e all’opera del fratello.

Dice molto di questo paese l’amicizia che un uomo di ottant’anni, fratello di un premio Nobel, ha deciso di regalare a un giovane reporter sconosciuto che ha bussato alla sua porta.

Quali sono le parti del libro che hai scritto con più pathos e perché?

Quelle in cui c’erano donne e uomini che seminavano qualcosa di buono: una biblioteca rurale o periferica, un racconto orale nelle piazze, un recupero delle musiche tradizionali.

Un’esperienza forte che hai vissuto e che racconti nel tuo libro?

La Guajira, il luogo dove Amerigo Vespucci ha messo per la prima volta piede sul continente.

Dunque, il luogo in cui l’America è divenuta tale.

Natura strabiliante, complessità etnica, abbandono secolare, violenza, lotta quotidiana, accoglienza e racconti: direi che dell’America è una vera sintesi.

Kite a Cabo de la vela nella guajira in Colombia

 

Siamo arrivati alla conclusione, un’ultima domanda. Dove possiamo trovare il tuo libro?

Il mio libro“Una Colombia.Canzone del viaggio profondo” si può ordinare nelle librerie dedicate al mondo dei viaggi, sui circuiti classici e sul sito della casa editrice “Polaris”.

Cosa ne pensate di questo libro? Vi affascina? Stuzzica la vostra curiosità?

 

 

 

 

 

 

 

 

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